Storia Perugina


Quil dilinguente de Pio IX


Cos'è questo stridore di pifferi e battito di tamburi? Guarda - gli Svizzeri della Chiesa tornano da Perugia, angeli militanti che con la sciabola ribadiscono le missive del buon Padre e i "Lo dice Iddio!" ai malcontenti, maledetti e aborriti, e prestano alla sua logica la punta della spada... Eccoli lì, pugnalatori mercenari, il sangue ancora fresco schizzato come vino rosso dal loro raccolto di carne umana...
 (cit. John Greenleaf Whittier)

Il 14 giugno 1859, in seguito alla battaglia di Palestro, al proclama di Napoleone III a Milano e all’insurrezione di Bologna, anche Perugia rovescia (pacificamente) il governo pontificio. Un gruppo di delegati guidato da Francesco Guardabassi, Zefferino Faina, Tiberio Berardi e Carlo Bruschi salgono dal legato pontificio, monsignor Giordani, il quale viene invitato a cedere l’autorità della città al Governo Provvisorio della città e dichiarare indipendente Perugia dallo Stato della Chiesa. Rimane in città solo il vescovo Gioacchino Pecci. Su ordine del cardinale Antonelli, il pontificio ministro delle Armi, lo stato della Chiesa predispone subito un corpo d’armata “estero” di 1800 uomini guidati dal colonnello Schmidt. A guidare le trame c’è l’ultimo papa-re, Pio IX, timoroso di perdere il dominio sul suo territorio e intenzionato a farla pagare alla città (da sempre) più ostile allo Stato di San Pietro.


Alle truppe, quasi interamente composte da svizzeri e tedeschi, viene chiesto di non solo di ristabilire l’ordine, ma anche di giustiziare gli insorti. Inoltre viene loro concessa la facoltà del saccheggio, come “extra”.

 
I delegati del Governo provvisorio il 14 giugno 1859 dichiarano l'indipendenza di Perugia dallo Stato della Chiesa


XX giugno

 
Lapide liberamente posta in memoria di Pietro Cestellini a Ponte San Giovanni

Il XX giugno 1859 fu un giorno grigio, piovoso, triste, infausto.

Le truppe del Papa arrivarono a Perugia attraverso Ponte San Giovanni (La prima vittima fu un giovane cantiniere di Ponte San Giovanni, Pietro Cestellini, trucidato inerme) per poi proseguire lungo Via Romana.

Intorno alle tre del pomeriggio gli Svizzeri erano al Frontone. Gli insorti Perugini, un migliaio in tutto, tentarono la strenua difesa prima dalle mura del Frontone, poi da Porta San Pietro, fin quando gli Svizzeri non fecero breccia a San Domenico grazie al tradimento di un manovale, un certo Patumella che aprì le porte del convento.


La resistenza eroica continuò sino ai cunicoli dell'attuale Corso Cavour.

In un albergo di Perugia soggiornava in quel momento una famiglia americana, i Perkins, intenti a fare il classico "Grand Tour" europeo; quando gli svizzeri vi fanno irruzione uccidendo il proprietario e un domestico, i Perkins vengono malmenati, derubati, minacciati. Sarebbero stati tutti massacrati, scriverà poi il nuovo delegato apostolico, se un soldato di nome Conrad Wellauer non si fosse messo in mezzo dicendo che era da vigliacchi uccidere delle donne. Edward Perkins, una volta in salvo, raccontò la vicenda e grazie alla sua versione il XX giugno di Perugia ebbe una vastissima eco internazionale. L'aggressione agli stranieri fa uscire la vicenda dai confini dello Stato Pontificio: se ne parla sul Times, diventa un caso diplomatico, l'America la prende a cuore.

Testimonianze

 
I sguizzri al Crocevia

Numerosi contemporanei descrissero l'accaduto. Così è raccontato nelle parole del Sottointendente militare Pontificio Monari:

I soldati passarono sopra queste barricate, presero d'assalto tutte le case ed il convento ove uccisero e ferirono quanti poterono, non eccettuate alcune donne, e procedendo innanzi fecero lo stesso nella Locanda a S. Ercolano, uccisero il proprietario e due addetti, ed erano per fare altrettanto ad una famiglia americana, se un volteggiatore non vi si fosse opposto, ma vi diedero il sacco, lasciando nel lutto e nella miseria la moglie del proprietario e arrecando un danno di circa 2.000 dollari alla famiglia americana. Fatti simili sono accaduti in tre case, dappoiché il saccheggio ha durato qualche tempo durante il quale tre case sono state incendiate. I soldati vincitori hanno fatto man bassa su tutto quanto loro capitava innanzi.
 (cit. da Le stragi di Perugia - L'insulto a Dio, in «La Propaganda» n.461 del 2 luglio 1903)
 
Le stragi

Anche lo storico Pasquale Villari descrisse l'accaduto nella sua opera Storia generale d'Italia:

Furono saccheggiate trenta case, nelle quali — per confessione dello stesso Schmidt — fu fatto massacro delle stesse donne; furono invasi un monastero, due chiese, un ospedale e un conservatorio di orfane, nel quale sotto gli occhi delle maestre e delle compagne due giovanette furono contaminate. Alle immanità dei saccheggiatori seguirono, come legittimo corollario, il Governo statario bandito a Perugia dallo Schmidt, le onorificenze largite a lui ed ai suoi satelliti dal pontefice e i solenni e pomposi funerali indetti, dal card. vescovo Pecci (oggi Papa Leone XIII) con la iscrizione satanicamente provocatrice messa sul catafalco: Beati mortui qui in Domino moriuntur ...'
 (cit. Il risorgimento, in «Storia generale d'Italia», diretta da Pasquale Villari. F. Vallardi editore. Milano, 1881, pag. 376)

L'ambasciatore degli Stati Uniti a Roma, Stockton, scrisse al suo governo:

Una soldatesca brutale e mercenaria fu sguinzagliata contro gli abitanti che non facevano resistenza; quando fu finito quel poco di resistenza che era stata fatta, persone inermi e indifese, senza riguardo a età o sesso, furono, violando l'uso delle nazioni civili, fucilate a sangue freddo
 (cit. H. Nelson Gay)

Il New York Times, in riferimento alla vicenda della famiglia statunitense dei Perkins, testimone e vittima delle violenze, scrisse:

Le truppe infuriate parevano aver ripudiato ogni legge e irrompevano a volontà in tutte le case, commettendo omicidi scioccanti e altre barbarità sugli ospiti indifesi, uomini donne e bambini.
 (cit. The Massacre at Perugia - The outrage to Mr. Perkins and his Party, «New York Times», 25 giugno 1859)

Vittime

 
AGOSTI Andrea Anziano custode convento Colombe e padre di Vincenzo
AGOSTI Vincenzo Ucciso in casa davanti la moglie incinta e un figlio in culla
BELLEZZA Tobia Daziere proposto a porta Santa Croce
BINDOCCI Luigi Servo del Locandiere Storti
BORROMEI Francesco Anziano ucciso mentre ancora indossava coccarda
BRUGNOLI Francesco Tabaccaio ucciso mentre la sua casa veniva saccheggiata
CAROSI Domenico Ciabattino
CASTELLANI Orlando Morto combattendo all'altezza di Porta San Pietro
CESARINI Luigi Ucciso in strada
CESTELLINI Pietro Cantiniere di Ponte San Giovanni
CIRRI Feliciano Demente
GASPERI Filippo Morto combattendo all'altezza di Porta San Pietro
GENOVESI Luigi Servo del Locandiere Storti
GIOVANNONI Natale Contadino ucciso in strada
GIULIANI Emiliano Ucciso in strada
LANCETTI Emidio Morto combattendo, ebanista buttato giù da una finestra
MANICONI Vincenzo Morto combattendo, proveniente da Ponte Felcino
MONTI Nicola Morto combattendo
MORINI Francesca Uccisa alla finestra mentre cercava di serrare le imposte
PASSERINI Candida Donna uccisa in preghiera
PASSERINI Carolina Moglie inferma di Mauro Passerini
PASSERINI Mauro Fabbro ucciso mentre la sua casa veniva saccheggiata
POLIDORI Irene Donna uccisa in preghiera
PORTA Giuseppe Segretario Comunale ucciso al quadrivia mentre sventolava un fazzoletto bianco
STORTI Giuseppe Locandiere
UBALDI Giuseppe Ucciso in strada
VITALETTI Romolo Daziere proposto a porta Santa Croce

Monumento

Il monumento è posto di fronte all’ingresso dei Giardini del Frontone, realizzato da Giuseppe Fringuelli, fu inaugurato nel 1909 e ricorda i caduti nella resistenza all’avanzata delle truppe di papa Pio IX guidate dal generale Schmidt.

Da un lato, sono raffigurati due patrioti perugini che imbracciano un fucile nell'atto di resistere all'ingresso delle truppe pontifice.

Dall'altro, rappresenta il grifo di Perugia in posizione passante che schiaccia con una zampa la tiara papale, simbolo del potere temporale del Vaticano, mentre con l'altra stritola un serpente (o meglio un'idra) a sette teste, effige di ciò di negativo ha una tale forza di rigenerazione da resistere a ogni sforzo fatto per liberarsene.

 

Riferimenti

Stragi di Perugia [1].